Vogliamo fare una grande festa. Il primo disco compie 25 anni, “Buon compleanno Elvis” ne fa 20, sono trascorsi 10 anni dal mio primo Campovolo. Festeggeremo tutto questo e sarà il mio concerto più lungo di sempre“.
Promessa stramantenuta: 70 metri di palco, 780 metri quadri di un unico megaschermo concavo (il più grande mai realizzato in Italia), un impianto luci megagalattico, 2.000.000 di watt uscenti dalle casse posizionate in tutta l’area concerto per garantire un ascolto ottimale, 3 bandad accompagnare il Liga in altrettanti set ma soprattutto quello spettacolo di150.000 fan accorsi da ogni parte d’Italia (alcuni anche da Stati Uniti, Europa, Sudamerica e Giappone) per non mancare assolutamente a questo appuntamento.
E le feste è bello organizzarle “a casa propria“, in quella Reggio Emilia doveLiga cercò, trovandola, la disponibilità di 3 musicisti reggiani (a cui se ne aggiunse successivamente un quarto) per realizzare il suo primo album e partire per un tour infinito che segnò l’inizio di tutto.
L’esecuzione live per intero (in rigoroso ordine di scaletta originale) di quel fortunatissimo disco d’esordio semplicemente intitolato “Ligabue” ha aperto i battenti di Campovolo 2015: alle 20.30 precise Luciano ha attaccato con “Balliamo sul mondo” accompagnato dai ClanDestino (Gigi Cavalli Cocchi, Luciano Ghezzi, Max Cottafavi e Giovanni Marani), la band con cui realizzò proprio quell’album 25 anni fa. L’attenzione ai dettagli e alla memoria storica è ancora più evidente in “Piccola stella senza cielo“, proposta esattamente come nei live di allora con le citazioni di “Riders on the storm”, “Knockin’ on heaven’s door”, “See me feel me”, “Because the night” e “Gloria”, arricchita col sax di Emiliano Vernizzi che lo suonerà anche in “Sogni di rock and roll“. O in “Non è tempo per noi” (“Per la prima volta la suoniamo come era su disco perché già dal primo tour la eseguivamo arrangiata come ballad“) in cui la parte di banjo viene affidata ad Anchise Bolchi che interverrà, stavolta col violino, anche in “Angelo della nebbia“.
“Ci sono canzoni meno fortunate di altre – introduce Luciano al microfono – Questa, ad esempio, la facemmo solo nel primo tour poi la lasciammo da parte e stasera la riproponiamo dopo 25 anni. Si intitola ‘Radio Radianti’“.
Sullo schermo, i contributi si snodano tra passato e presente, tra regia live e immagini d’epoca, emozionando e scuotendo sia chi ai tempi ebbe la fortuna di assistere a quelle prime esibizioni, che chi addirittura nemmeno era nato, appassionandosi al rock di Luciano, per ovvie ragioni anagrafiche, grazie ad album successivi come ad esempio “Buon compleanno Elvis“, protagonista (anch’esso per intero) del secondo set live di Campovolo 2015.
“Vivo morto o x” con l’inconfondibile incipit di batteria di Robby Pellati, dà lo start e i 150.000 presenti vanno in visibilio. Stavolta ad accompagnareLiga, oltre al già citato Pellati ci sono Antonio “Rigo” Righetti, Mel Previte eFede Poggipollini, i musicisti dell’album dei record (oltre 1.500.000 di copie vendute) in quel combo denominato “La Banda“, rimasto al fianco diLuciano fino al 2006. Anche in questo secondo set non mancano ospiti che diedero il loro contributo in fase di registrazione del disco: Max Lugliall’armonica e Pippo Guarnera all’organo Hammond. Ai grandi successi dell’album (citiamo “Certe notti“, “Quella che non sei“, “Viva!” e “Hai un momento, Dio?“) cantati a squarciagola dall’intero Campovolo, si affiancano altri brani “meno ricordati” per il palato dei fan più curiosi che non stanno nella pelle, in attesa di ascoltare le versioni live di brani suonati pochissimo dal vivo, su tutti: “La forza della banda“, “Non dovete badare al cantante“, “Un figlio di nome Elvis” e “Il cielo è vuoto o il cielo è pieno“.
Liga è carichissimo, gioca a cambiarsi d’abito numerose volte: “Vorrei chiarire che non sto per diventare un fotomodello, per chi non se ne fosse accorto sono semplicemente andato a ripescare alcuni capi originali dei miei videoclip dell’epoca“. Il set di “Buon compleanno Elvis” termina, come disco vuole, con una trascinante “Leggero“.
5 minuti di pausa per il cambio strumentazione e sul palco arriva “Il Gruppo” (Michael Urbano, Davide Pezzin, Fede Poggipollini, Niccolò Bossini e Luciano Luisi) per accompagnare Luciano nell’ultimo set, una raffica di hit mozzafiato, ognuna introdotta dal filmato di una mano che rovista tra la discografia del Liga, estraendo il cd di riferimento del pezzo che poi sarà eseguito. L’energia incontrollabile di Campovolo si alimenta ulteriormente con “Non ho che te“, “Urlando contro il cielo” e “Tra palco e realtà“, lasciando spazio all’intensità di “A modo tuo” (il nuovo singolo in radio da un paio di giorni), “Buonanotte all’Italia” (proposta con la proiezione delle foto di alcuni personaggi che hanno segnato storicamente e artisticamente il nostro Paese, alternati a persone care nella vita personale e musicale diLuciano, venute a mancare, come suo padre Giovanni, Gianni Iotti – il protagonista di “Lettera a G” -, l’amico giornalista Stefano Ronzani, il produttore Angelo Carrara – determinante all’inizio di carriera perché investì del suo credendo moltissimo nel Liga – e il musicista Paolo “Feiez” Panigadache seguì le fasi di realizzazione del primo album suonando vari strumenti e occupandosi della produzione e del missaggio).
Campovolo 2015 si chiude con “Con la scusa del rock and roll” e uno spettacolo pirotecnico che illumina a giorno una notte magica, con le sue 40 canzoni i suoi 215 minuti di musica, la carica dei 150.000 che Liga ringrazia con un importante pensiero:
“Ricordo che prima di fare il cantante pensavo che 25 anni nella musica fossero un’infinità. Ad esempio: i Beatles hanno fatto i Beatles per 10 anni. Vivendoli però mi sono veramente volati, credo che sia stato per l’intensità con cui li ho vissuti e quindi un’intensità difficile da raccontare. Ovviamente non è stato tutto rose e fiori. Quando ho avuto i momenti più duri… credetemi ce ne sono stati più di quanti voi non pensiate…. io ho sempre potuto sapere una cosa: che potevo contare su di voi e questa è stata una costante di questi 25 anni. È per questo motivo che se la Pennetta, dopo aver vinto i Master decide di ritrarsi, io dopo il mio Campovolo non decido di ritirarmi perchè (e ci tengo che lo sappiate) se io posso contare su di voi, fino a quel momento voi potete contare su di me“.